Intelligenza artificiale: la realtà ha superato la fantasia?

Cristiano Maretti

Cristiano Maretti

intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale è stato uno dei concetti più abusati nei film e nella letteratura degli ultimi 50 anni, ma grazie a Chat GPT e co. possiamo dire che la realtà abbia superato la fantasia?

Disclaimer: parti di questo articolo potrebbero essere state scritte da una intelligenza artificiale pronta a conquistare il mondo e che vuole farci credere di essere innocua. 

Qualcuno si ricorda di Blade Runner, il capolavoro di Ridley Scott basato sulle visioni lisergiche del genio di Philip Dick?

Nel film, il test Voight-Kampff era il modo per la polizia di capire se avessero di fronte un essere umano oppure un “replicante”, termine che identifica nella pellicola gli androidi dotati di intelligenza artificiale.

Intelligenze e corpi talmente indistinguibili dagli esseri umani da rendere necessario un elaborato test fisico e psicologico per capire chi si avesse di fronte.

intelligenza artificiale
Qui abbiamo chiesto a DALL-E di creare un fumetto di una donna che parla con una Intelligenza Artificiale.

Da Blade Runner a Odissea nello Spazio, passando per i robot senzienti di Terminator, la scoperta di vivere in una simulazione in Matrix e il futuro distopico di Io, Robot… quello dell’intelligenza virtuale e artificiale è stato indubbiamente uno dei temi più abusati del cinema e della letteratura degli ultimi 50 anni.

Ma cosa sta succedendo oggi?

IA: Intelligenza Artificiale o… Inesorabile Avanzata dei robot?

È vero, un robot intelligente al pari di un umano ci è sempre sembrato un concetto lontano, fantasioso, a tratti intrigante. Si pensi alla corrente del post-umanesimo, la possibilità per l’uomo di creare una forma di vita senziente, a sua immagine e somiglianza, che vada addirittura oltre le sue capacità naturali. Ma anche il “complesso di dio” che ne deriva.

Ma è anche un viaggio della mente che è sempre rimasto confinato al mondo delle favole.

Eppure oggi, nelle bacheche online di mezzo mondo, troviamo questi titoli:

  • “Come difendersi dai deepfake, i software che permettono di sostituire voce, movenze e fattezze delle persone”
  • “Come riconoscere se il testo che stai leggendo è stato scritto da una intelligenza artificiale”
  • “Uomo realizza un intero libro illustrato per bambini in un weekend, usando ChatGPT e Midjourney, scatenando l’ira degli artisti ”
  • “Artista vince un concorso d’arte in Colorado con un quadro realizzato con l’intelligenza artificiale
Ecco la risposta di ChatGPT alla domanda “Che cos’è un deepfake?”

A quanto pare, inizia a esserci seriamente il bisogno di un test Voight-Kampff per capire se quello che stiamo vedendo è reale o il risultato di un codice masticato da una mente artificiale.

Stanno iniziando anche a fioccare software che promettono di effettuare questo controllo, che tra l’altro è sempre più difficile (e che affidiamo comunque alla tecnologia ai, che ironia).

Questa è la realtà e sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, non in un film di fantascienza: ma quando è nata?

Chi ha “inventato” l’intelligenza artificiale?

Le prime considerazioni sull’intelligenza artificiale risalgono forse alla prima metà del XX secolo, proprio grazie alla nascita del genere della fantascienza.

Nel 1926 usciva in America quello che è considerato il primo contenuto di fantascienza, la rivista “Amazing Stories”, anche se storie che mescolavano fantasia con elementi scientifici sono nate già poco dopo la nascita della scienza moderna, secoli prima.

Poi, negli anni ‘50, grazie ad una particolare convergenza storica e scientifica, si è assistito ad una serie di importanti scoperte.

La neurologia scoprì che la struttura interna del cervello è composta da una rete di neuroni che trasmettono impulsi elettrochimici, Norbert Wiener sviluppò le teorie cibernetiche di controllo e stabilità di reti elettriche, Alan Turing la teoria del calcolo, Claude Shannon la teoria dell’informazione.

È così che nascono i primi interrogativi su qualcosa che fino a poco prima sembrava pura fantasia: si può costruire un cervello elettronico? Si può creare artificialmente, da zero, l’equivalente di un essere umano?

Alan Turing, dalle macchine pensanti fino al deep learning

(A sinistra, una foto di Alan Turing. A destra un “ritratto impressionista di Alan Turing” fatto da DALL-E in 10 secondi netti).

Turing ipotizzò per la prima volta la possibile intelligenza di una macchina in uno degli articoli che hanno segnato la storia dell’informatica moderna –  Computing Machinery and Intelligence datato 1950.

Il punto centrale, secondo Turing, era il seguente: ma se gli esseri umani utilizzano le informazioni che hanno e la loro ragione per risolvere problemi e prendere decisioni, perché le macchine non possono fare lo stesso?

Da quella domanda (e da tutta la filmografia e letteratura che l’ormai famoso test di Turing ha influenzato) sono passati tanti anni, e la tecnologia ha fatto passi da gigante.

I limiti tecnici di cinquant’anni fa sono scomparsi, e in un attimo siamo arrivati al 1996, anno in cui il computer Deep Blue sconfigge il campione del mondo Garri Kasparov in una partita di scacchi.

Da lì a poco vedremo veicoli a guida autonoma che statisticamente hanno meno possibilità di fare incidenti rispetto a un umano (il dilemma del “trolley problem” ti dice niente?), e macchine che, dopo essere state allenate con grandi quantitativi di informazioni, insegnano a sé stesse come portare a termine un compito: e così è nato il deep learning.

L’intelligenza artificiale oggi: che aspettarci dal futuro?

“Un gruppo di marketers che piangono per aver perso il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale” secondo DALL-E

Oggi l’innovazione in questo campo va troppo veloce, tanto che in molti casi non ce ne rendiamo conto. Qualsiasi cosa tu stia facendo in questo momento, è probabile che ci sia una qualche forma di intelligenza artificiale a supportarla.

Nel momento stesso in cui scrivo, l’interesse per il termine intelligenza artificiale è esploso sui motori di ricerca con decine di migliaia di ricerche mensili, e ha monopolizzato quasi totalmente l’attenzione delle persone nei luoghi in cui si parla di business, come LinkedIn. Lo stesso accade per termini di ricerca come AI image generator, DALL-E, Midjourney e ovviamente ChatGPT.

Ma cosa resta a marketer, creativi e programmatori? Siamo tutti nell’occhio del ciclone, e ci chiediamo: l’intelligenza artificiale ci risolverà problemi o ne porterà? Distruggerà interi settori o li aiuterà a crescere? Che impatto avrà sulla nostra vita?

Di tutto questo parliamo nel prossimo articolo, a partire da una convinzione: che le intelligenze artificiali sono qui per rimanere e possiamo essere certi che non ci faranno fuori.

(Agg. 29/03/23) FORSE.